SuperLab l’Iconico grattacielo orizzontale
di

| , ,
| 2023 | News
| Ottobre 2023 | 835 Visite | con Commenti disabilitati su SuperLab l’Iconico grattacielo orizzontale

Nell’intervista con Alberto Lessan e Jacopo Bracco di Balance Architettura, esploriamo la trasformazione del Bicocca Superlab, un edificio industriale originale. Balance Architettura condivide la sua ispirazione nel rivitalizzare questa struttura, affrontando sfide strutturali, normative rigorose e l’obiettivo di creare un’iconica struttura sostenibile. La scelta audace di materiali come la gomma riciclabile trasparente e l’approccio al recupero del patrimonio industriale potrebbero influenzare il futuro della progettazione architettonica.

146 Superlab-Milano .jpg
STATO DI FATTO BREDA_Page_11.jpg

Qual è stata la vostra principale fonte di ispirazione nella riqualificazione del Bicocca Superlab, considerando il suo spirito industriale originale?

Quando abbiamo effettuato i saggi durante i rilievi, prima di iniziare il progetto, abbiamo notato che l’edificio nonostante sembrasse a prima vista in calcestruzzo, nascondeva sotto di sé, un telaio completamente in acciaio, realizzato con fitte travi reticolari. Questa struttura era davvero interessante, e abbiamo capito subito che il progetto doveva svilupparsi su questa caratteristica, con l’obiettivo di svelare questa preesistenza e di darne massima evidenza e risalto. 

Come avete affrontato la sfida di mantenere la struttura in acciaio esistente come elemento visivo principale e contemporaneamente aggiornare l’edificio?

Mantenere la struttura in acciaio a vista non è stato facile, in quanto essendo un edificio pubblico, destinato ad uffici e spazi di lavoro, era sottoposto a normative molto stringenti in termini di sicurezza e antincendio.  Abbiamo chiesto agli ingegneri e consulenti responsabili di queste materie di fare tutto il possibile per riuscire a mantenere la struttura a vista rispettando le normative. 
Su loro progetto, sono stati utilizzati software innovativi, tutto l’edificio è stato “sprinklerato” ovvero è dotato di ugelli che in caso di incendio emettono acqua sulla struttura, tardandone le deformazioni e permettendo l’evacuazione degli utenti. 

Qual è stato il processo decisionale dietro l’uso della gomma riciclabile trasparente per la facciata continua? Quali sono i vantaggi di questa scelta innovativa?

Non volevamo costruire un edificio con una facciata in vetro convenzionale. Abbiamo valutato diverse opzioni, poi abbiamo pensato alla gomma, essendo un materiale riciclato e riciclabile, e proprio l’area dove sorge l’edificio è anche l’area dove è nata e si è sviluppata la Pirelli.  Forti di quel collegamento e scelta il passo successivo è stato quello di valutare l’aspetto visivo. Dal momento che internamente i piani sarebbero stati colorati di colore diverso, abbiamo pensato che optare per una colorazione “lattiginosa”, quasi trasparente avrebbe creato dei giochi di luce interessanti, sia diurni ma soprattutto notturni. Questo aspetto scenografico è stato davvero raggiunto e anzi, la prima volta che abbiamo “acceso” l’edificio eravamo davvero impressionati dall’effetto che avevamo prodotto. Gli stessi profili in gomma si trovano anche sui maniglioni degli ingressi e sul bancone reception. L’utente quando “tocca” questi elementi capisce così che l’edificio che ha visto da fuori è tutto in quel “morbido” materiale. 

Come avete affrontato la sfida di trasformare un edificio preesistente di 4 piani in quello che viene ora chiamato un “grattacielo orizzontale”? Quali sono state le considerazioni di design?

Abbiamo accentuato la lunghezza, ma anche l’altezza. Il piano terra, allo stato preesistente, era l’area in cui trovavano posizione gli archivi e di aree non abitabili. Abbiamo invece deciso di rendere quegli spazi pubblici. Proprio al piano terra si sviluppa il cuore dell’edificio che continua poi ai piani superiori. Il termine di “grattacielo orizzontale” non è stato coniato da noi ma da alcuni giornalisti che subito dopo l’inaugurazione hanno descritto l’edificio. Non so se ci piace quel termine oppure no, quello che a noi interessa che chi entra in questo edificio riesca a sentire l’anima che conserva, quella tensione di energia che si tesse tra il fabbricato recuperato, che ha una storia, e gli inserimenti moderni, sofisticati, contemporanei. 

Ci potete raccontare una sfida significativa che avete incontrato durante il processo di ristrutturazione e come l’avete superata?

Questo edificio ha dovuto affrontare diverse sfide, non per ultimo il fatto di essere stato costruito in pieno periodo Covid. Sono sorti problemi e imprevisti strutturali, per riuscire ad avere la doppia altezza nella Lobby, problemi legati agli irrigidimenti in rispetto della normativa antisismica e non per ultimi, problemi di contabilità e approvvigionamento materiali legati allo “shortage” post-covid e inflazione. 

Qual è stato l’aspetto più gratificante di questo progetto di riqualificazione per voi come architetti?

Secondo noi questo edificio ci esprime notevolmente. Éun progetto duro, radicale. É sfidante a livello di programma funzionale, è sperimentale nell’uso delle tecnologie e dei materiali. Si esprime al meglio internamente che esternamente come le migliori architetture. É innovativo ed è ecologico perchè certificato LEED GOLD e Carbon Free. Pensiamo che visitare questi spazi non lasci indifferenti, si senta un’anima, sensazioni positive, energia legata allo spazio. 

Ritenete che in qualche modo il Bicocca Superlab possa influire sulla visione futura della progettazione sostenibile e dell’architettura industriale?

Pensiamo che questo edificio possa avere dei paradigmi da ripetere. Ci sono espressioni ripetibili, concetti soprattutto. Non siamo solo noi a lavorare in tal senso, sono anni che si indaga sulla riqualificazione del patrimonio con atteggiamento critico, con numerosi esempi riusciti soprattutto in Europa in nazioni come Svizzera, Francia e Belgio.  Il recupero del patrimonio esistente è un’azione ecologica di primaria importanza. Non c’è nulla di meno inquinante di un edificio, materiale, elemento che viene recuperato e che non viene prodotto.  Per questo bisogna quasi sempre lavorare di sottrazione, che con le giuste idee diventa innovazione, occasione, valore. 

Condividere questo articolo:

Commenti chiusi