E’ stata presentata negli scorsi giorni a Torino, centro nevralgico del prossimo Salone Internazionale del Gusto, la terza edizione del Mediterranean Cooking Congress che prenderà ufficialmente il via da Napoli il 10 Ottobre, prima di partire alla volta di Barcellona (27/28 febbraio 2017).
Un congresso, intorno al mondo del cibo, meglio conosciuto come food, che non da però voce agli chef penta stellati, ne tanto meno a quelli televisivi ma prova a dare visibilità alle tipicità dei prodotti delle coste del Mediterraneo, andando a fare cultura attraverso confronti, dibattiti e incontri tematici.
Siamo alla terza edizione e dopo Italia e Croazia, presenti sin dalla primo strillo, hanno dato la loro adesione anche Spagna, Grecia e Francia. A raccolta sono stati chiamati interi porti turistici, chef di ristoranti di bordo, compagnie marittime, importatori/distributori, scuole di cucina e produttori, al solo fine di commercializzare quelle tipicità territoriali che definiscono l’identità gastronomica dei singoli paesi coinvolti.
Il Mediterraneo è il mare per eccellenza, quello dei tre continenti, delle cento culture, del clima più piacevole, del cielo più azzurro. E’ un mare che unisce e arricchisce, nonostante i terribili fatti di cronaca che di recente hanno macchiato di rosso, rosso sangue, la sua storia.
A dirigere il tutto una donna, Luisa Del Sorbo, da lei parte un monito: “Parlate con i contadini non con i grossi industriali: diamo valore al confronto” – un confronto che supera i confini consueti per farsi insegnamento: “…abbiamo chiamato a far parte del congresso – prosegue Luisa Del Sorbo – anche gli istituti scolastici per creare un tavolo di dialogo intorno al mondo del lavoro, laddove lo studente sveste i panni del ragazzo per entrare ufficialmente nel mondo del lavoro”.
Al suo fianco siede Fausto Arrighi, l’uomo delle stelle, curatore della guida Michelin per 35 anni: “Mi capita di incontrare cuochi, italiani, che non hanno nulla a che fare con l’italianità. Non adeguiamoci agli altri, esportiamo una cucina di qualità. Fate capire quali sono i veri prodotti italiani e state molto attenti alla contraffazione. Il cibo è cultura se buono e di qualità. Ricordate però che la cultura sul cibo nasce a casa, intorno al tavolo dove farete colazione, pranzo e cena ogni singolo giorno della vostra vita. Se potete eliminate tutto ciò che è preconfezionato, andate alla fonte dei prodotti. Il pensiero base è che la cucina deve essere buona, la tecnica la applichi sulla bontà, non sulla creatività”.
Al lancio italiano del congresso era presente anche Luigi Franchi, editore di Sala & Cucina, e anche lui pare essere in vena di suggerimenti: “Tutto bene? Ecco… questa domanda, voi che lavorate in sala non fatela. E’ inutile per tanti motivi e soprattutto fate sentire sotto esame chi entra nel vostro ristorante. La sala è oggi il problema della ristorazione italiana anche se la colpa non sappiamo ancora, bene, a chi darla. C’è però la necessità, forte, di riequilibrare sala e cucina, nonostante negli istituti alberghieri solo il 20% degli studenti sceglie quel tipo di percorso formativo e solo l’11% termina e prosegue quel percorso. Dovremmo convincerci del fatto che il cameriere non è un portapiatti: un pessimo cameriere può distruggere un buon cuoco e un buon cameriere può portare alla ribalta un cuoco mediocre”.
Si è detto forse anche troppo di quello che sarà. Si è provato a stuzzicare l’appetito, si è arrivati a ragionare intorno a temi mai così tanto all’ordine del giorno e per trarre le dovute conseguenze forse sarà il caso che, il prossimo 10 ottobre, si faccia un salto a Napoli.