Ogni giorno, un british e un italiano si alzano e sanno che qualcuno in Italia userà un termine ibrido “ItalEnglish”, un mix tra l’inglese e l’italiano, per descrivere un concetto per il quale si potrebbe usare un vocabolo italiano. In questi due idiomi, italiano e inglese, ogni giorno muore una parola, muore perché in entrambi i casi, in entrambi le lingue, viene così manifestato poco rispetto. Se è vero che ci sono termini intraducibili e irrinunciabili come “computer” , è pur vero che però non ci si può arrogare il diritto di italianizzare il qualunque vocabolo, ma la cosa che più mi perplime durante gli incontri di lavoro, tra italiani, sono coloro che a tutti i costi devono usare i termini British, pensando di essere culturalmente e professionalmente più elevati perché incapaci di usare la lingua madre italiana. Se sei italiano, e lavori in un’azienda con sede in Italia e devi fare un bilancio entro un determinato periodo , non puoi dire che devi “ Budgettare perché la deadline si avvicina”. Come per esempio, non potrai dire che devi “forwardare” una “Invitation” ad una “Conference Call” per proporre una “Join Venture” se devi semplicemente dire che devi “inoltrare” un “invito” ad una “conferenza telefonica” per proporre una “sinergia tra due aziende”. Sia ben chiaro, non posso che amare la lingua inglese, faccio seguire corsi di lingua inglese ai miei figli da quando hanno tre anni. L’Inglese è una lingua professionalmente necessaria, se si vuole appartenere al mondo del lavoro, ma usare l’italiano, in riunioni di lavoro tra italiani, non è per forza sintomo di inferiorità o incapacità culturale o lavorativa, anzi, tutt’altro. Viviamo in un Paese, nel quale il cibo la fa da padrone e se si ascoltasse di più il consiglio “parla come mangi” , molo probabilmente, non potremmo che parlare tutti con termini più adeguati.
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