L’illusione della ripresa industriale
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| Novembre 2014 | 3119 Visite | con No Comments

Ci si era illusi, all’inizio dell’estate, sulle possibilità di una ripresa dell’economia italiana. Con il traino dell’export e con la stganazione degli ordini interni. Non è che la stagnazione fosse un grande risultato, ma almeno sembrava che il fondo fosse stato toccato. E che, dopo una fase di tenuta su livelli bassi, si potesse tornare a crescere. Invece le nebbie autunnali hanno nascosto le speranze e rinviato, a data da destinarsi, ogni ripresa reale.

«Le aspettative – commenta Luigi Capra, direttore della sede torinese di Banca d’Italia – erano legate a qualcosa che non si è verificato». Ossia alle promesse che non sono state mantenute, alle rassicurazioni puntualmente smentite.

In contemporanea sono arrivati i dati dell’Istat, relativi alla produzione industriale, a confermare che la crisi è tutt’altro che superata. La crisi è viva e lotta insieme a noi. A settembre, infatti, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,9% rispetto ad agosto e nella media del trimestre luglio-settembre la produzione è diminuita dell’1,1% rispetto al trimestre precedente. Anche con la correzione dell’indice sulla base dei giorni lavorativi, la situazione non migliora. E i primi 9 mesi di quest’anno si chiudono con un calo della produzione dello 0,5% rispetto ai primi 9 mesi del disastroso 2013.

«Il livello della produzione – aggiungono alla direzione centrale studi e ricerche di Intesa Sanpaolo – tocca un nuovo minimo storico, almeno a partire dal 1990 ed è più baso del 26,6% rispetto ai picchi pre crisi». Può bastare? Non ancora. Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor, ricorda che a settembre l’indice ha toccato quota 89,8 contro il minimo di 90,0 del marzo 2009. Un’uscita verso il basso – aggiunge Quagliano – dalla fase di stagnazione in cui la produzione industriale era entrata alla fine del 2012 e in cui era rimasta per 22 mesi con indici oscillanti tra quota 90,4 e 92,3.

Ora il tracollo. In una fase caratterizzata, per di più, dalla frenata di molti mercati esteri, a partire dal Brasile mentre le sanzioni contro la Russia danneggiano un altro dei mercati Bric su cui operava con buoni risultati l’Italia.

Claudia Grandi

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