Si produce più uva Barbera nel mondo di quanta se ne produca in Piemonte, patria anche di questo grande rosso. Un dato di fatto, ormai. Non dovrebbe quindi stupire che, in Europa, si stia pensando di liberalizzare l’utilizzo delle indicazioni dei vitigni nelle etichette dei vini. Dunque ci potrà essere la Barbera ungherese ed il Sangiovese slovacco, il Nebbiolo svizzero e il Vermentino polacco. I produttori italiani, non tutti, sono insorti. Eppure il Cabernet, ampiamente utilizzato in Italia, non è certo un vitigno autoctono. Come il Merlot, il Pinot e tanti altri.
La qualità superiore dei vini italiani non è data dall’unicità della denominazione, ma dall’unicità della qualità. Nei lavori in vigna e nell’attività in cantina. Ed allora non bisogna spaventarsi se, sugli scaffali dei supermercati, comparirà un prosecco spagnolo o un Nebbiolo portoghese, un Syrah tedesco o un Aglianico austriaco. Nessuno obbligherà il consumatore ad acquistare un Pinot nero greco se preferisce quello sud tirolese. Diverso è il discorso per Barolo e Barbaresco che, benché ottenuti dal Nebbiolo, godono della protezione del nome dei rispettivi paesi e, dunque, non possono essere copiati.
Ma tutti i vini che hanno la denominazione legata al vitigno dovranno affrontare la concorrenza straniera. Non dovrebbe essere un problema, per quanto riguarda la sfida sulla qualità. Può essere un problema se si continua a non investire sulla comunicazione. Già oggi, tra centinaia di produttori di Barbera, il consumatore meno preparato rischia di perdersi. Differenze di prezzo abissali, differenze di qualità altrettanto abissali ma non sempre direttamente proporzionali al prezzo. Ed allora i produttori dovranno imparare a farsi conoscere. A far sì che, sugli scaffali, si sappia scegliere tra un prodotto che vale la spesa ed un altro che vale meno della bottiglia in cui è contenuto.
Ma forse è proprio questo che provoca la rabbia di molti produttori: dover spendere per la comunicazione, dover investire per far sapere che lo stesso vitigno produce vini differenti dalla Romania alla Toscana, dalla Lucania alla Croazia. Si può anche scegliere di risparmiare sulla comunicazione, sulla promozione. Basta poi non lamentarsi quando aumenteranno i consumi di Sangiovese sloveno
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