Alzi la mano chi durante un convegno, una riunione o una presentazione non si sia messo a sbadigliare perché troppo noiosa. A tal proposito, per rendere meno tedioso il lavoro dei relatori, negli ultimi anni, vengono affiancati dal Graphic Recorder. Ma cos’è il graphic recording? Conosciuto con nomi diversi, il Graphic Recording è una tecnica innovativa che potremmo descrivere come un reportage illustrato o una cronaca disegnata. Prende forma nello stesso momento in cui si svolge l’evento in cui è impiegato, si dimostra un utile strumento comunicativo durante fiere, eventi, meeting e workshop. Le idee dei partecipanti e dei moderatori prendono vita graficamente favorendo impegno e coinvolgimento tra tutti. Stop alla noia dunque e chiediamo così a Fabrizio Furchì di raccontarci la sua esperienza professionale.
Chi è Fabrizio Furchì? Vuoi parlarci del tuo percorso formativo e del tuo profilo professionale, quando hai detto “Io da grande farò questo lavoro…?
Fabrizio Furchì è un designer che ha avuto sempre una grande passione per il disegno e che poi ha incontrato la comunicazione e si è divertito a farli giocare insieme. Ma dato che ho sempre trovato troppo pomposi quelli che parlano di loro stessi alla terza persona – come Giulio Cesare – il resto te lo racconto con la prima. Sono due anni che lavoro come graphic recorder e almeno tre che mi occupo di infografiche e datavisualization, prima da solo e poi con il team di Viz & Chips. Ma in realtà la vera ironia è che questo tipo di comunicazione grafica di dati complessi mi accompagna dall’università: quando il termine infografica non era ancora di moda, al Politecnico nei corsi di Disegno Industriale realizzavamo tavole di allegati per spiegare le nostre scelte progettuali. Che fosse una sedia o un processo produttivo, tutto doveva essere esplicitato nel modo più visuale possibile. Questo, insieme a una solida base di design thinking, mi ha fornito un buon addestramento per lavorare bene in questo campo. Mai avrei immaginato che quelle tavole, che allora consideravamo tutti “noiose”, oggi sarebbero state fondamentali nella mia vita, anche disegnate a fumetti.
Quali sono i tuoi principali obiettivi?
A breve termine, con i miei compagni di squadra di Viz & Chips, stiamo costruendo una nuova app di informazione che si chiama The Press Match. Serve a mettere in contatto gli uffici stampa – e non solo – con i giornalisti, filtrando i comunicati in base agli interessi ed eliminando una buona dose di spam dalle mail. A livello artistico, invece, mi piacerebbe disegnare durante un TED Talk e lavorare a una pubblicazione divulgativa. Ci sono tanti argomenti scientifici che possono essere raccontati in modo più “leggero” e divertente attraverso i disegni e i fumetti.
Hai mai dovuto affrontare delle sfide e scendere a compromessi pur di non perdere un cliente importante?
Le sfide ci sono ad ogni sessione. Nel 90% delle volte io non sono un esperto dell’argomento che lo speaker racconta. Quasi mai ho la possibilità di vedere le presentazioni, prima che vengano proiettate. Molto spesso lavoro in eventi in inglese o in francese, che complicano tutto il processo di ascolto, disegno e scrittura. Se metti tutto quanto insieme, hai una bella prova di comprensione, memoria e velocità nel disegno che rappresenta una vera sfida. I compromessi a livello di prezzo ho imparato a superarli: svendersi non è una buona idea, nemmeno in un mercato in crisi. Il più delle volte un “NO” pesato e basato su ragioni solide ti presenta come un professionista. A livello artistico, una volta mi hanno chiesto di disegnare i capelli a un manager, anche se nella realtà non li aveva. Magie delle matita!
Tra i tuoi progetti, di quale ti senti più orgoglioso e perché?
In questi giorni sto lavorando all’ ITC ILO, disegnando tutti gli interventi di un’ academy dedicata al dialogo tra governi, sindacati e organizzazioni di imprenditori per i diritti dei lavoratori. Ci sono ospiti che vengono da tutto il mondo, molti da paesi dell’Africa o del Medio Oriente che in questi anni stanno affrontando guerre o profonde crisi. Confrontarmi con queste persone, sentire le loro storie e poterle disegnare su carta a beneficio di tutti, mi dà la speranza che un mondo un po’ più equo sia possibile e che anche io – nel mio piccolo – possa fare qualcosina per costruirlo.
Se potessi vivere la vita di un altro creativo per un giorno, chi saresti e perché?
Leonardo Da Vinci. Così, se mi annoio, posso sempre fare la tartaruga ninja…
Qualche consiglio per i giovani che vorrebbero intraprendere la tua professione.
Cambiarla e puntare tutto sul surf! Ma se proprio sono ostinati, devono tenere conto che il graphic recording è estremamente multidisciplinare. Serve una buona base culturale, per essere flessibili e comprendere i contenuti delle presentazioni. Serve un buon allenamento nel disegno, non per forza dettagliato, ma veloce. Infine le lingue straniere, che ampliano i mercati e le possibilità di azione
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