Un sogno nel cassetto chiamato New York
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| Maggio 2017 | 2768 Visite | con Commenti disabilitati su Un sogno nel cassetto chiamato New York

Vivere a New York è il sogno di molti, vivere in questo mondo di multi culture e unione razziale è un’ esperienza veramente unica. Bisogna però considerare quanto sia difficile poter conquistare la mela e raggiungere i propri obbiettivi, quanto vivere all’ estero lontano da casa e famiglia sia stressante e spesso metta a dura prova ognuno di noi. Danilo è uno di loro, un giovane italiano, arrivato nella grande mela per aprire il famosissimo cassetto nel quale è custodito il suo sogno, quello di diventare attore.

 

Quando hai deciso di partire per la “Grande Mela” e soprattutto cosa ti ha spinto?

Son partito per venire qua, quando avevo 23 anni, e il 9 Giugno del 2013 sono atterrato a New York.

Mi fa un po’ effetto pensare che siano gia’ passati 4 anni. Ricordo che allora ero partito con l’intenzione di farmi un’esperienza all’estero, la cosa era nata cosi’, anche se l’istinto gia’ mi diceva che mi sarei fermato piu’ dei canonici 9 mesi. Comunque ero arrivato qua abbastanza sereno all’idea che se non mi fosse piaciuta,  sarei tornato in Italia con un po’ piu’ di esperienza alle spalle. E invece…



– Sappiamo che sei un attore, quanti sacrifici ci sono dietro questa professione?
I sacrifici sono tanti agli occhi di chi non ha una carriera artisitica. Ma, per quel che mi riguarda, se decidi di far questo mestiere, devi sposare lo stile di vita che richiede. E non è  un sacrificio se sei appassionato. O ossessionato.
Per quel che mi riguarda bisogna allenarsi tanto, e puntare a migliorarsi sempre di più. D’altronde, in questo lavoro, ci sono un sacco di cose su cui non si ha controllo. Alle audizioni si viene rifiutati di continuo e le ragioni, il 95% delle volte sono legate a fattori che non dipendono da te.
C’è una sola cosa su cui un artista ha pieno controllo, la propria preparazione. Il resto non dipende solo ed esclusivamente da lui, ma da una miriade di altri fattori. Per questo io investo moltissimo tempo nello studio, prima di tutto perche’ mi piace da morire, e poi perché  si puo’ sempre migliorare.
Questa forse è una delle cose che più mi affascina del mio lavoro. Più lo fai e piu’ diventi bravo, e non c’è un limite! Puoi diventare sempre piu’ esperto, sempre di più.
 

– Parlando della tua professione, Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo , che qui trovi mentre in Italia no?
La presenza di opportunità. Quella per me rimane la differenza piu’ grande. Conosco ragazzi della mia eta’ che lavorano a Broadway e si son comprati casa… Qui i soldi non vanno solo in mano agli attori di una certa età, se hai talento arrivi a guadagnare stra bene, anche se sei giovane.
E poi la meritocrazia, il fatto che la competizione venga vista come una cosa sana, che fa bene alla società e non come una punizione. Gli americani, tendenzialmente hanno un atteggiamento molto sportivo nei confronti della vita di tutti i giorni, e trovo che quella sia un’arma vincente. In Italia ho come l’impressione che sia tutto un po’ più complicato, anche se devo ammettere che manco da 4 anni…
 

–  Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Restare negli USA, cambiare nazione o tornare in Italia?
Per adesso il mio istinto mi dice di rimanere qua. Ma tutto può capitare, non dovessero rinnovarmi il visto sarò obbligato a tornare, anche quella è una cosa che non dipende tanto da me. Non si possono governare i venti…

– Cosa consiglieresti a chi vuole seguire i tuoi passi? Sia professionali che di scelta di vita , quella di  “scappare dall’Italia”.

Gli direi che è meglio rincorrere un sogno che scappare… Non è mai tutto semplice, le difficoltà si incontrano ovunque, in tutto il mondo. Secondo me la cosa principale è avere un obbiettivo, dopodiché essere a New York o a Torino ha poca importanza. Certo qua è tutto piu’ eccitante, ma è anche vero che se arrivi da fuori ci sono tante difficolta’ e ostacoli da affrontare, dipende un po’ da cosa sei disposto a fare per ottenere quello che vuoi. È un’esperienza che ti mette molto alla prova. Per me ne è valsa la pena.
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