Lo scorso 6 ottobre al teatro Sociale «G. Busca» di Alba si è tenuta la cerimonia solenne che ha ufficialmente dato il via alla 87esima Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e del viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero. Un appuntamento all’insegna del design, dei gemellaggi e della candidatura del tartufo a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco che giunge in questo weekend alla quinta settimana di fiera. Liliana Allena, presidente della Fiera, al suo terzo anno di mandato, senza troppi fronzoli mette in luce tutti i punti di forza e le novità che rendono speciale una fiera che punta ad essere molto altro.
Due mesi di fiera, con otto weekend da alta stagione ad Alba. Siamo a metà percorso di questa edizione, riesce già a darci qualche numero? Incassi, affluenza…
In generale il mercato mondiale registra dei numeri in positivo, se parliamo di bilanci è ancora troppo presto ma per quanto riguarda gli ingressi abbiamo abbondantemente superato i 15.000, con un dato già certo, tutta la parte esperienziale, dai foodies moment, ai wine tasting, passando per l’analisi sensoriale del tartufo è sold out. Altro dato positivo vedere quante persone arrivano dall’estero e toccare con mano quanto l’intero territorio sia coinvolto. Non si trova una camera libera nel giro di non so più quanti km e parlo del Roero, delle Langhe, del Monferrato. Tutto questo è la prova tangibile di come il concetto della nostra fiera sia da allargare ad un momento di reale e tangibile promozione del nostro territorio.
L’oro bianco arriva da un’annata difficile. Ce n’è poco, ha fatto troppo caldo, ha piovuto pochissimo. Riuscirete a soddisfare la richiesta? Le quotazioni sono schizzate alle stelle?
Si, le quotazioni purtroppo sono decisamente alte, nello scorso weekend un bel tartufo superava i 600 euro. Siamo partiti già alti come quotazioni e se il tempo in parte ci aiuta, perché le bellissime giornate permettono a chi arriva nelle Langhe di godersi a pieno il territorio, dall’altro lato non è positivo per il mondo dei tartufi. Le temperature sono scese, ora si percepisce l’autunno ma abbiamo bisogno della pioggia. Il tartufo ha comunque i suoi tempi di maturazione, che si aggirano intorno ai 20/30 giorni.
Questa edizione il tartufo ha incontrato il design. Parliamo di tre eccellenze: il Centro Nazionale Studi del Tartufo, l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo bianco d’Alba e Alessi. Com’è andata e il prossimo anno si replica con un nuovo designer?
È andata benissimo. Il progetto ha preso il via già nella scorsa edizione ed è il frutto di due anni di lavoro. Tutto nacque dopo la lectio magistralis di Alberto Alessi nel 2015 che tenne proprio ad Alba. È poi diventato il nostro ambasciatore e da li è nato il taglia-tartufi in acciaio realizzato da Ben van Berkel di UNStudio, entrato in produzione per l’azienda di Omegna. In tutto i progetti nati sono quindici e sono in mostra fino al 26 novembre presso il Palazzo Banca d’Alba. È un modo nuovo per tradurre in bellezza la bontà della nostra pepita, unendo food e design. Per il 2018 abbiamo delle strade aperte con Alessi e delle cose in cantiere, c’è tutta la volontà di coniugare diverse discipline al solo fine di mettere in rete tutto il bello e la bontà del made in Italy.
Il “gemellaggio” di alta gastronomia con il Distretto di Tokyo come nasce?
E’ una sinergia frutto del lavoro dell’Ente Turismo con il Centro Nazionale Studi del Tartufo nata con l’intento di promuovere in tutto il mondo la nostra idea di hospitality.
Avete candidato il tartufo a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Ci sperate?
Il progetto in questione parte dal prezioso lavoro del presidente del Centro Nazionale Studi del Tartufo, Antonio Degiacomi, in sinergia con le città del tartufo. Il fascicolo è giunto a Roma ed è stato valutato positivamente lo scorso 27 marzo dalla Commissione italiana, riunitasi al Ministero della cultura, che ha votato all’unanimità la candidatura. Candidatura appoggiata anche dai rappresentati del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Confidiamo entro il prossimo anno di ricevere, incrociamo le dita, il riconoscimento da Parigi.
Siamo nell’anno in cui l’Italia pare essere scesa in campo per vincere, parliamo del Bocuse d’Or. Ad Alba la finale italiana alcune settimane fa, a Torino quella europea. È l’anno buono?
Siamo partiti nel 2016 ospitando ad Alba, il 31 gennaio, la selezione italiana e poi si è scelto di proseguire in quella direzione, con l’intento non solo di vincere la finale Europea in programma a Torino nel 2018 ma di dire anche la nostra alla finale mondiale di Lione del 2019. Non è un caso che sia sceso in campo anche Enrico Crippa, nostro fiore all’occhiello, tre stelle Michelin e oggi anche presidente dell’Accademia Bocuse d’Or Italia.
C’ho che è nobile, come il tartufo spesso è anche snob. Cosa rende pop questo fungo che tutto il mondo ci invidia?
Il tartufo è un oggetto di mistero e per quello ha intorno un fascino discreto ma irresistibile, oserei dire e poi mette in relazione le persone. Di fronte ad un buon piatto è così facile parlare e condividere progetti, sogni. Parliamo della capacità che un bene che per certi versi è di lusso ha di unire la gente. Diciamo che una lamellata di tartufo nella vita prima o poi ce la si può concedere tutti.
La vostra è terra di ambasciatori, per quanto riguarda il cibo. Poche altre regioni d’Italia vantano un parterre così ampio di chef stellati a voler guardare solo alla guida rossa (Michelin, ndr). Ce n’è uno che più di altri rappresenta il tartufo?
Sono i piatti i nostri ambasciatori più che gli chef in carne e ossa e parliamo di tutti gli esponenti della cucina, dalla trattoria fino ad arrivare al tre Stelle Michelin. In quei piatti c’è la narrazione di una ricetta e la passione di un uomo o di una donna, oltre alla nostra terra che si fa vita.
Il tartufo è il miglior biglietto da visita delle Langhe e dell’Italia tutta, perché mette in luce una bellezza emozionante. Come si preserva?
È un bene prezioso perché nasce dalla terra e non può essere coltivato, motivo in più per essere tutelato. Il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente sono da sempre tra i nostri obiettivi, motivo per cui siamo scesi in campo per dare una mano a diversi tartufai.
La ciliegina sulla torta però potrebbe arrivare proprio in questo weekend da Parigi.
Già… Alba è stata candidata a Città Creativa UNESCO per la Gastronomia. L’iter prevedeva la chiusura della fase di analisi e valutazione delle candidature per il 22 settembre scorso con la successiva proclamazione delle città ammesse entro il mese di novembre. Due anni fa presentammo la candidatura ma alla fine passò Parma, che ospiteremo in Fiera il prossimo 11 e 12 Novembre. Speriamo porti bene.
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