Derivates, financial crises and the debate on their regulationDerivati e crisi finanziaria
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| 2013 - Numero 5
| Settembre 2013 | 4917 Visite | con No Comments

Derivatives, financial crises and the debate on their regulation (second episode)

As promised, before going on holidays, InvesTO Law takes up again the subject of derivates, now more than ever a topical one as InvesTo Magazine is published in Piedmont , a region which has just been sentenced, by the London High Court of Justice, to pay the amount of 36 million euro in favour of some banks because of derivatives contracted a few years ago.

For now and in this issue, let’s not get into details of the specific case concerning our loved region which is trying, in the meantime, to bring back in Italy the lawsuit; it will appeal against the High Court decision and at the same time it will probably try to find a settlement agreement with the banks involved.

Let’s now deal with a legend surrounding derivates: is it true that they are non-regulated financial instruments?

For some time it has not been so, at least in Europe. Provided that derivates traded and executed on regulated market are subject to pervasive regulation all along, the European Union stopped the deregulation, also on OTC derivates (Over-the-counter derivates, that are traded not on official markets but on electronic markets created by buyers and sellers), issuing in July 2012 the so called EMIR (European Market Infrastructure Regulation – Regulation 648/2012) and publishing the “technical rules” in February 2013.

The EMIR is, above all, a counterparty risk management tool: the person who contracts a derivative and therefore has the right to receive payments according to it, might not collect his credits because, in the meantime, his counterparty has become insolvent. This phenomenon has unfortunately become common during the recent (and still ongoing) global financial crises.

From the counterparty risk in derivates more important and extended dangers may occur than the simple economic damage suffer by the single creditor. This could trigger a “chain reaction” of insolvencies and bankruptcy of banks and stock brokers; this may cause a general phenomena of deposit withdrawing and the dry up of available liquidity, with very heavy consequences for real economy (the so called “systemic risk”).

In short, EMIR, in order to mitigate the systemic risk, (i) requires standard derivative contracts (OTC) to be cleared through Central Counterparties (CCPs), authorized by the eligible European Supervisory Authorities; (ii) collateral management and risk mitigation techniques for OTC derivatives contracts not cleared by a CCP; (iii) duty to report and file all post-trade details concerning OTC derivatives contracts to a third-party (trade repositories) who collect and maintain the records of derivates and make data available to relevant authorities; application of different risk mitigation techniques for OTC derivatives contracts (periodic mandatory audit to prevent financial misalignment).

It is definitely too early to evaluate the effectiveness in real terms of these measures ( they have just entered into force in Italy and their implementation will be gradual until summer 2014). But we know for a fact that it is a Copernican revolution for the European financial world and we sure welcome the greater transparency this would give to the OTC derivates market and the systemic risk prevention EMIR wants to assure. However, this new regulation will inevitably results in higher costs for the parties involved (first of all the banks) and therefore their clients. Hopefully the market will find a compromise between regulation and implementation of derivatives. As seen in the last issue of InvesTO, we are dealing with ancient financial instruments that, if used correctly and entrusted to some experts, will allow us to protect ourselves against interest rates fluctuation, commodity prices or exchange rates, with great advantages for the entire economic system.

Enjoy your holidays!

Derivati, crisi finanziaria e dibattito sulla loro regolamentazione (seconda puntata)

Come promesso, prima di andare in vacanza, InvesTO Law torna sul tema dei derivati, quanto mai attuale visto che InvesTO Magazine nasce in Piemonte, regione appena condannata dalla High Court of Justice di Londra a pagare ben 36 milioni di Euro ad alcune banche per derivati stipulati qualche anno fa.
Non entriamo, almeno per ora e in questa puntata, nel caso specifico della nostra amata regione, che sta peraltro tentando di riportare la controversia in Italia, proporrà appello contro la sentenza della High Court e al tempo stesso cercherà, probabilmente, di trovare un accordo transattivo con le banche.
Occupiamoci piuttosto di un mito che circonda i derivati: è vero che i derivati sono strumenti non regolamentati?
Da qualche tempo non è più così, almeno in Europa. Fermo restando che i derivati quotati su mercati regolamentati soggiacciono da sempre ad una regolamentazione piuttosto pervasiva, l’Unione Europea ha messo uno stop alla deregulation  anche per i derivati “over the counter” (OTC, letteralmente “venduti sul bancone”, cioè non su borse ufficiali ma su mercati telematici creati dagli operatori), con l’emanazione nel luglio 2012 della cosiddetta EMIR (European Market Infrastructure Regulation – Regolamento 648/2012) e la successiva pubblicazione delle “norme tecniche” nel febbraio 2013.
Il rischio che EMIR vuole contrastare è soprattutto quello di controparte, cioè il rischio che chi sottoscrive un derivato ed abbia poi diritto a ricevere pagamenti in base allo stesso non riesca a riscuotere i suoi crediti perché la sua controparte è divenuta nel frattempo insolvente. Questo fenomeno è purtroppo divenuto relativamente comune nel corso della recente (e in parte ancora attuale) crisi finanziaria globale.
Dal rischio di mancato pagamento delle controparti in derivati possono sorgere pericoli di ben più vasta portata che il semplice danno economico patito dal singolo creditore. Può infatti scatenarsi una sorta di “reazione a catena” di insolvenze e fallimenti di banche e intermediari finanziari che può determinare fenomeni generalizzati di ritiro dei depositi e di prosciugamento della liquidità disponibile, con gravissime conseguenze per l’economia reale (il cosiddetto “rischio sistemico”).
In estrema sintesi, EMIR contrasta il rischio sistemico introducendo l’obbligo (i) di regolare i pagamenti dovuti in forza di derivati OTC tramite controparti centrali (clearing houses, o central counterparties o “CCP”) autorizzate dalle competenti autorità europee; (ii) appostare garanzie collaterali a copertura delle potenziali esposizioni debitorie derivanti da derivati OTC per i quali non sia prevista la compensazione tramite CCP; (iii) comunicare e depositare tutte le informazioni concernenti le operazioni in derivati OTC a soggetti che avranno il compito di conservarle (trade repositories) e tenerle a disposizione delle autorità di vigilanza; (iv) utilizzare altri strumenti di mitigazione dei rischi associati all’operatività in derivati OTC (ad esempio verifiche periodiche obbligatorie sull’assenza di disallineamenti nella contabilità).
E’ sicuramente presto per valutare in concreto l’efficacia di queste misure (appena entrate in vigore anche in Italia e per le quali è prevista un’applicazione progressiva fino all’estate 2014). Si può però già affermare con certezza che si tratta di una rivoluzione copernicana per il mondo della finanza europea e va senz’altro salutata con grande favore la maggiore trasparenza che caratterizzerà il mercato dei derivati OTC e la prevenzione del rischio sistemico che EMIR vuole assicurare. E’ però probabile che la nuova regolamentazione comporterà inevitabilmente maggiori costi per gli operatori (banche in primis) e quindi per i loro clienti. E c’è da sperare che il mercato riesca a trovare un’armonia tra necessità di regolamentazione ed effettivo utilizzo dei derivati. Si tratta infatti, come abbiamo visto nella scorsa puntata di InvesTO Law, di strumenti di origine antichissima che, se usati correttamente e nelle mani giuste, consentono di tutelarsi contro rischi come la fluttuazione dei tassi d’interesse, il costo delle materie prime o i cambi delle valute, con potenziali enormi benefici per l’intero sistema economico.

Derivati, crisi finanziaria e dibattito sulla loro regolamentazione (seconda puntata)

Come promesso, prima di andare in vacanza, InvesTO Law torna sul tema dei derivati, quanto mai attuale visto che InvesTO Magazine nasce in Piemonte, regione appena condannata dalla High Court of Justice di Londra a pagare ben 36 milioni di Euro ad alcune banche per derivati stipulati qualche anno fa.

Non entriamo, almeno per ora e in questa puntata, nel caso specifico della nostra amata regione, che sta peraltro tentando di riportare la controversia in Italia, proporrà appello contro la sentenza della High Court e al tempo stesso cercherà, probabilmente, di trovare un accordo transattivo con le banche.

Occupiamoci piuttosto di un mito che circonda i derivati: è vero che i derivati sono strumenti non regolamentati?

Da qualche tempo non è più così, almeno in Europa. Fermo restando che i derivati quotati su mercati regolamentati soggiacciono da sempre ad una regolamentazione piuttosto pervasiva, l’Unione Europea ha messo uno stop alla deregulation  anche per i derivati “over the counter” (OTC, letteralmente “venduti sul bancone”, cioè non su borse ufficiali ma su mercati telematici creati dagli operatori), con l’emanazione nel luglio 2012 della cosiddetta EMIR (European Market Infrastructure Regulation – Regolamento 648/2012) e la successiva pubblicazione delle “norme tecniche” nel febbraio 2013.

Il rischio che EMIR vuole contrastare è soprattutto quello di controparte, cioè il rischio che chi sottoscrive un derivato ed abbia poi diritto a ricevere pagamenti in base allo stesso non riesca a riscuotere i suoi crediti perché la sua controparte è divenuta nel frattempo insolvente. Questo fenomeno è purtroppo divenuto relativamente comune nel corso della recente (e in parte ancora attuale) crisi finanziaria globale.

Dal rischio di mancato pagamento delle controparti in derivati possono sorgere pericoli di ben più vasta portata che il semplice danno economico patito dal singolo creditore. Può infatti scatenarsi una sorta di “reazione a catena” di insolvenze e fallimenti di banche e intermediari finanziari che può determinare fenomeni generalizzati di ritiro dei depositi e di prosciugamento della liquidità disponibile, con gravissime conseguenze per l’economia reale (il cosiddetto “rischio sistemico”).
In estrema sintesi, EMIR contrasta il rischio sistemico introducendo l’obbligo:

  1. di regolare i pagamenti dovuti in forza di derivati OTC tramite controparti centrali (clearing houses, o central counterparties o “CCP”) autorizzate dalle competenti autorità europee;
  2. appostare garanzie collaterali a copertura delle potenziali esposizioni debitorie derivanti da derivati OTC per i quali non sia prevista la compensazione tramite CCP;
  3. comunicare e depositare tutte le informazioni concernenti le operazioni in derivati OTC a soggetti che avranno il compito di conservarle (trade repositories) e tenerle a disposizione delle autorità di vigilanza;
  4. utilizzare altri strumenti di mitigazione dei rischi associati all’operatività in derivati OTC (ad esempio verifiche periodiche obbligatorie sull’assenza di disallineamenti nella contabilità).

E’ sicuramente presto per valutare in concreto l’efficacia di queste misure (appena entrate in vigore anche in Italia e per le quali è prevista un’applicazione progressiva fino all’estate 2014).

Si può però già affermare con certezza che si tratta di una rivoluzione copernicana per il mondo della finanza europea e va senz’altro salutata con grande favore la maggiore trasparenza che caratterizzerà il mercato dei derivati OTC e la prevenzione del rischio sistemico che EMIR vuole assicurare.

E’ però probabile che la nuova regolamentazione comporterà inevitabilmente maggiori costi per gli operatori (banche in primis) e quindi per i loro clienti. E c’è da sperare che il mercato riesca a trovare un’armonia tra necessità di regolamentazione ed effettivo utilizzo dei derivati. Si tratta infatti, come abbiamo visto nella scorsa puntata di InvesTO Law, di strumenti di origine antichissima che, se usati correttamente e nelle mani giuste, consentono di tutelarsi contro rischi come la fluttuazione dei tassi d’interesse, il costo delle materie prime o i cambi delle valute, con potenziali enormi benefici per l’intero sistema economico.

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